E’ sempre più frequente che dei medici condividano locali, personale e attrezzature per poter svolgere la libera professione. Queste strutture possono assumere anche dimensioni notevoli e necessitano per la loro gestione di forme societarie complesse, tre le quali, quella che meglio si adatta, è la cooperativa: in essa i medici sono contemporaneamente soci ed utilizzatori dei servizi resi dalla cooperativa. Lo scopo della cooperativa non è quello di lucro, ma quello di realizzare ai propri soci servizi a condizioni economiche vantaggiose.
La bontà della scelta cooperativa per la gestione delle strutture di supporto alle professioni mediche è stata rafforzata dalla circolare dell' Agenzia delle Entrate n. 5/e del 17 febbraio 2011 , che ha chiarito la posizione delle cooperative tra medici di medicina generale, ai fini della fatturazione dei servizi verso i soci. La circolare riprende il principio comunitario di evitare che il regime IVA possa danneggiare i soggetti che gestiscono servizi in comune rispetto alla attività singola e chiarisce che le società con funzioni consortili anche in forma cooperativa, possono fatturare in esenzione d’iva agli associati. Con queste condizioni la cooperativa può ridurre i costi a carico dei soci di una quota stimabile tra il 10 ed il 15% dei costi rispetto agli stessi servizi svolti da società di capitale o da soggetti terzi ai medici.
All’interno della cooperativa si possono, inoltre, sviluppare interessanti sinergie tra medici di base, medici specialisti ed altre figure professionali socio sanitarie, in grado di intercettare bisogni assistenziali dei pazienti sempre nuovi e di risolverli con la creatività e la libertà d’azione che possono esistere solo in strutture piccole e snelle.
Infine, si segnala che la cooperativa è basata sul principio della “porta aperta”, i medici soci possono entrare ed uscire con facilità, senza che questo comporti modifica dell’atto costitutivo, ovvero senza il costo di atti notarili.
Dott.ssa Antonella Sacchetti